Che razza di storia

Torino, Polo del ’900, Palazzo San Daniele (dal 22 novembre 2018 al 3 febbraio 2019). Installazione multimediale Che razza di storia. 1938-2018. A 80 anni dalle leggi razziali. Ingresso gratuito. Aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18 (gli orari potrebbero subire variazioni).

L’installazione Che razza di storia, attraverso una forma facilmente accessibile e interattiva, intende offrire un quadro di riferimento utile a collocare nel tempo e nello spazio la leggi razziste, richiamando la concreta realtà dei fatti accaduti e proponendo alcuni interrogativi. Documenti, immagini, filmati, testimonianze audio accompagnano il visitatore in un’esperienza emozionale condotta da luci, suoni e immagini. Le domande lungo il corridoio d’accesso pongono al visitatore alcune questioni universali e attualizzanti legate al razzismo e all’intolleranza.

L’installazione è a cura di Barbara Berruti (Istoreto), Fabio Levi (Centro studi Primo Levi), Paola Boccalatte e Guido Vaglio (Museo diffuso della Resistenza).

Il percorso di visita si articola su tre sezioni: Le leggi del 1938: una rottura nella storia d’Italia; 1943: Il salto verso il nulla; Dopo il 1945: il silenzio, la memoria, la storia.

Le leggi antiebraiche del 1938 sono uno sviluppo conseguente della politica condotta da Benito Mussolini sin dalla presa del potere nel 1922: una politica intesa a cancellare le libertà fondamentali con misure eccezionali contro qualsiasi forma di dissenso ed esaltare il predominio della “razza italiana”, fino alla guerra coloniale contro l’Etiopia (1935). Quelle leggi, accolte con indifferenza dalla maggioranza della popolazione, sono però anche espressione della svolta totalitaria e dell’autonoma volontà persecutoria del regime fascista.

La persecuzione si protrae fino alla caduta del regime e alla destituzione di Mussolini, il 25 luglio 1943. Ma l’8 settembre la situazione si aggrava drammaticamente. Il 30 novembre, con la circolare “Buffarini Guidi”, il nuovo potere fascista sancisce l’arresto sistematico degli ebrei. Da quel momento, fino alla Liberazione del 25 aprile 1945, i nazisti e le forze di polizia italiane, coadiuvate dalle milizie repubblicane e da forze irregolari, organizzano i rastrellamenti e la deportazione. Il Paese è diviso: una minoranza di collaborazionisti denuncia gli ebrei e contribuisce al loro arresto, mentre una parte crescente della popolazione si rende disponibile a nascondere e aiutare i perseguitati.

Dopo il 1945, per quasi cinquant’anni, in Europa e in Italia prevale un generale silenzio sulle persecuzioni e sullo sterminio degli ebrei, rotto soltanto da alcune voci di sopravvissuti e dai primi processi contro i criminali nazisti. Con il crollo del sistema sovietico nel 1989 e la fine della guerra fredda, la nuova Europa ripensa alle proprie radici, cercando, negli orrori del Novecento, le ragioni di un futuro diverso. La riflessione sull’annientamento degli ebrei e di altri gruppi sociali, compiuto dai nazisti e dai loro alleati, produce una nuova consapevolezza sull’importanza di affermare e difendere i diritti fondamentali di ogni essere umano. Insieme, lo studio sistematico di quelle vicende consolida un patrimonio di conoscenze storiche divenute oramai un punto di riferimento ineludibile.

La realizzazione dell’installazione è stata resa possibile anche grazie ai molti cittadini che hanno contribuito alla campagna di crowdfunding sulla piattaforma Rete del dono. www.retedeldono.it/it/progetto1938

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