Strage di Fragheto

Il 7 aprile 1944 Fragheto, frazione del comune di Casteldelci, fu teatro di un sanguinoso eccidio. Alla fine del mese di marzo l’VIII Brigata Garibaldi, giunta dalla zona di Ridracoli (FO), si era attestata fra le Balze, il Monte Fumaiolo e Casteldelci. Immediatamente a ridosso della zona occupata dai partigiani era in corso l’allestimento della Linea Gotica i cui lavori venivano ostacolati proprio dalle bande dei ribelli. Il comando tedesco decise allora di intraprendere un’azione di rastrellamento inquadrandola nel piano generale di offensiva contro tutte le forze partigiane dell’Appennino, messo in atto nella primavera del 1944. La sera del 6 aprile il comando partigiano venne informato che reparti del battaglione d’assalto del comandante in capo del sud-ovest (Sturm-Battaillon OB sudwest) insieme a numerose forze fasciste (Brigate nere, GNR) avevano iniziato rastrellamenti massicci nella zona tra il monte Fumaiolo e Casteldelci. Per sottrarsi all’accerchiamento i partigiani si diressero verso Fragheto dove passarono la notte. Il giorno successivo, venerdì di Pasqua, vi fu uno scontro a fuoco in località Calanco tra la colonna tedesca e i partigiani, con vittime da ambo le parti. Dopo la battaglia le truppe tedesche raggiunsero la frazione di Fragheto, ritenuta base dei ribelli, e fecero una rappresaglia contro la popolazione locale. Entrarono in molte case e uccisero trenta abitanti tra i quali 15 donne, 7 bambini, 6 vecchi e 2 giovani. La famiglia Gabrielli venne interamente sterminata. Quel pomeriggio, dei 71 abitanti di Fragheto ne restarono vivi solo 41. Dopo il massacro le forze tedesche scesero verso il fondo valle trascinando con loro alcuni giovani partigiani catturati all’infermeria partigiana delle Capanne di Verghereto i giorni precedenti. Giunti alla confluenza del torrente Senatello con il fiume Marecchia otto prigionieri vennero uccisi sul greto del fiume dai militi del Battaglione Venezia Giulia della Guardia Nazionale Repubblicana.