Fucilazione di Mario Bernardino e Carlo Alberto Ferrero
Data evento: martedì 19 Dicembre 1944
Dove: Chiusa di Pesio, (CN)
Carlo Alberto Ferrero, originario di Mondovì, già Pretore a Chiusa Pesio, poi giudice del Tribunale di Cuneo e successivamente Presidente del Tribunale di Nuoro, nella primavera del 1943 era stato nominato consigliere della Corte d’Appello di Torino. Da mesi, a causa della guerra, la sua famiglia era sfollata a Chiusa Pesio e lui era solito raggiungerla quando gli impegni dell’ufficio lo consentivano. Tra il 9 e il 10 dicembre 1944, Chiusa Pesio viene occupata da un reparto della Wehrmacht, ai comandi del capitano Heinrich Schubert, come base per un rastrellamento di tutto il territorio della valle. In quei giorni un elenco di persone, accusate di partecipare al movimento di liberazione nazionale, è consegnato ai tedeschi. Il nome di Carlo Alberto Ferrero figura tra i primi della lista. Nella notte tra il 16 ed il 17 dicembre è arrestato insieme al figlio Pier Giuseppe, diciottenne. Sottoposto ad interrogatorio viene accusato di essere un organizzatore di bande partigiane, di fare propaganda contro la guerra nazifascista e di avere espresso, nel febbraio precedente in una pubblica riunione a Chiusa di Pesio, posizioni critiche sulle rappresaglie minacciate dal regime fascista contro i familiari dei renitenti alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò. Ferrero cerca di difendersi, dichiarando di essere un magistrato, di recarsi di rado da Torino a Chiusa Pesio, ove conduce una vita appartata; chiede di conoscere le prove contro di lui e di essere messo a confronto con chi lo ha accusato. Per quanto la sorveglianza dei locali adibiti a carcere da parte dei tedeschi non sia ferrea, tanto che alcuni ostaggi riescono a fuggire, egli non evade, confidando in un regolare processo e ritenendo che una eventuale fuga sarebbe stata interpretata come un’ammissione di colpevolezza. Al mattino del 19 dicembre tutti i prigionieri vengono liberati dai tedeschi ad eccezione di lui e del giovane Mauro Bernardino, di 22 anni, che è stato fermato per omonimia con un partigiano ricercato. Alle ore 14 dello stesso giorno i due detenuti sono sottoposti ad un processo sommario, durato pochi minuti. Scortati da sei soldati e costretti a portare al collo un cartello – su quello del giudice è la scritta “Traditore”, su quello del giovane “Bandito” – sono condotti sul luogo dell’esecuzione, in località Pietra Scritta. I cadaveri, deturpati dalle percosse ricevute, vengono lasciati sul posto tutta la notte, sotto la pioggia, e ritrovati il giorno successivo dal parroco a cui è interdetta la celebrazione dei funerali.
Maggiori informazioni
I sentieri della memoria, museo di storia contemporanea di Chiusa di Pesio
Indirizzo: Piazza Cavour, 13 - 12013 Chiusa Pesio (CN)
Tel: 0171-735554
Mail: sentieridiresistenza@gmail.com
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