Beyond the Border – mostra

Borgata Paraloup, Rittana CN (sabato 13 luglio, ore 16). Nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato nazionale del Centenario Nuto Revelli istituito dal MIBAC, inaugura la mostra fotografica Beyond the borderrealizzata dal fotografo Luca Prestia e dal linguista Federico Faloppa, docente alla Reading University. Gli autori del progetto dialogano con l’antropologo Adriano Favole.
La mostra sarà visitabile nella borgata Paraloup fino al 15 settembre, negli orari di apertura del Rifugio.

Beyond the border racconta une delle frontiere contemporanee, quella di Ventimiglia, da anni al centro dell’attenzione mediatica internazionale per le tragiche vicende di chi, proveniente dal sud del mondo, tenta di attraversarla a ogni costo, lasciandosi alle spalle una vita di sofferenza, guerra, povertà.

Immagini e testo sono il risultato del lavoro fotografico iniziato da Luca Prestia nel 2017 a Ventimiglia lungo il viadotto stradale che attraversa la città, sotto il quale si raccolgono  le persone che tentano di attraversare il confine e il cosiddetto “Passo della Morte”, il sentiero di montagna che conduce dall’entroterra a Mentone, utilizzato anche nella Seconda guerra mondiale per aiutare gli ebrei in fuga dal regime fascista.

Nel 2018, con Federico Faloppa, Linguista all’Università di Reading, il progetto è cresciuto tanto da inglobare altre frontiere “sensibili”.

L’isola di Lesbo, raggiunta da migliaia di persone provenienti dalla Turchia che attraverso la Grecia per arrivare in Europa; Bihac, tra Bosnia e Croazia, nel mezzo della cosiddetta ‘Balkan Route’ e, per concludere, Ceuta e Melilla, due enclavi spagnole in territorio marocchino.

Lo scopo del lavoro di Prestia e Faloppa è far riflettere, oggi, sul significato di “frontiera”, sulle implicazioni non solo geopolitiche, quanto piuttosto culturali.

Attraverso gli scatti e le parole, la frontiera assume i connotati di luogo permeabile, poroso, capace di mettere in relazione tra loro gli individui e le storie di cui sono portatori, in un infinito – per quanto sofferto – ciclo di scambio che da sempre rappresenta la storia stessa dell’umanità.

Le 18 immagini (70×50) esposte a Paraloup raccontano il primo confine, Ventimiglia, concentrandosi sui “segni” e i luoghi – cioè sul paesaggio migratorio –  piuttosto che sulle persone che lo attraversano. Questo perché i segni lasciati dai migranti – oggetti, indumenti, accampamenti improvvisati – sono rivelatori potenti di significato e coinvolgono lo sguardo dell’osservatore in maniera profonda ed emotivamente importante. Faloppa trova in questo sguardo speciale un “aggancio” in linea con il sociolinguistic landscaping, pratica dello scambio linguistico, che la presenza di individui di culture e lingue differenti in un dato luogo mettono in atto.

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